A cura della dott.ssa biol. Sara Giammarini, consulente e formatrice in Sicurezza Alimentare
Molti Paesi, sia Europei che Extra EU hanno introdotto negli ultimi anni una tassazione supplementare, con diverse aliquote, sulle categorie di cibi e bevande il cui abuso risulta sconsigliabile o dannoso: sono le cosiddette fat-tax e sugar-tax (ossia tassa sui grassi e sullo zucchero).
I dati che hanno portato all’adozione di questi provvedimenti sono stati diversi;
in generale nei paesi occidentali si è visto un progressivo aumento del consumo, negli ultimi decenni, di alimenti ad alto contenuto in grassi e zuccheri, complice lo stile di vita moderno che porta a preferire le proposte da fast food e le bevande zuccherate per la loro praticità, per il prezzo competitivo e naturalmente anche per il loro gusto piacevole ed appetitoso.
Le opinioni ed i risultati sull’efficacia di questi provvedimenti sono tuttavia contrastanti: infatti da una parte le associazioni di categoria dei produttori affermano che l’aumento del costo di questi alimenti e bevande rallenta la ripresa dell’economia, grava soprattutto sulle classi meno abbienti e non porta significativi benefici in termini di qualità della salute sociale, molte voci autorevoli come l’OMS (click qui per il rapporto) spiegano come ad un aumento del costo degli alimenti e bevande coinvolti, sia seguita una diminuzione proporzionale del loro consumo e quindi di disturbi come sovrappeso e diabete di tipo 2.
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